Il fenomeno del dynamic pricing sta sollevando polveroni dappertutto, e il caso della reunion degli Oasis.
Scopriamo come la Commissione Europea e i politici stiano intervenendo per cercare di riportare ordine nel caos del mercato dei biglietti per concerti. La questione stimola riflessioni su pratiche commerciali sempre più invasive, creando disagi per i fan e interrogativi sui diritti dei consumatori.
Il tanto atteso ritorno degli Oasis sul palco era un evento attesissimo da milioni di fan, ma si è trasformato in una corsa all’armamento quando i prezzi dei biglietti sono schizzati alle stelle. A settembre, notizie di vari aumenti drastici – da prezzi di partenza di 80 euro a oltre 400 euro – hanno messo in allerta gli appassionati. Questi rincari hanno suscitato indignazione e shock tra i fan, che si sono sentiti ingannati e sfruttati. La pratica del dynamic pricing, che permette ai rivenditori di aggiustare i prezzi in funzione della domanda del mercato, ha sollevato preoccupazioni, costringendo i politici ad agire. L’eurodeputato Pierfrancesco Maran, insieme al collega Brando Benifei, ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea chiedendo di valutare l’impatto di queste pratiche scorrette. Durante un evento al Parlamento europeo, Maran ha chiarito che, anche se la questione è emersa grazie al caso specifico degli Oasis, l’argomento merita un approfondimento più ampio, considerando che anche in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Australia si stanno avviando indagini analoghe.
Col termine secondary ticketing si fa riferimento a una pratica commerciale di rivendita dei biglietti a prezzi crescenti, un ulteriore campanello d’allarme per i fan. Durante il tour degli Oasis, i biglietti non solo sono stati vittime del dynamic pricing, ma anche del mercato secondario. Questo campo può sembrare conveniente, ma spesso porta a fare i conti con tre cose importanti: prezzi stratosferici; mancanza di garanzie e controlli; e una totale mancanza di trasparenza.
E questo non è un problema solo europeo. Anche recenti vendite di biglietti da parte di band come i Green Day hanno mostrato pratiche simili che, purtroppo, continuano a danneggiare la fiducia dei fan. L’idea che i prezzi debbano salire vertiginosamente in questo modo crea un divario tra chi desidera godere della musica dal vivo e chi non ha le disponibilità economiche adatte per poterlo fare.
La mancanza di chiarezza nel mondo della vendita di biglietti è un tema scottante. Secondo Maran, la trasparenza dovrebbe essere un diritto fondamentale per tutti i consumatori. La Commissione Europea si sta mostrando attenta a questo argomento. Un sondaggio commissionato ha messo in luce che un cospicuo 60% dei cittadini europei richiede che vengano imposte regolazioni più ferree per contrastare il bagarinaggio, e la richiesta d’informazioni sui biglietti è pari a un 53%. Questi dati mostrano chiaramente un bisogno di cambiamento. Ma le perdite economiche legate a pratiche commerciali scorrette sono stimate intorno agli 8 miliardi di euro all’anno per i consumatori europei.
La questione del dynamic pricing richiede di trovare un equilibrio. Maran sottolinea che non occorre eliminare completamente questa pratica per sanare il mercato, bensì regolarla in un modo che possa essere equo per artisti, rivenditori ma soprattutto per i fans. Le discussioni proseguono in ambito europeo, cercando di costruire un insieme di norme adatte a proteggere i consumatori, salvaguardando al contempo i diritti degli artisti di guadagnare dal loro lavoro. In sintesi, le regolazioni sono necessarie, e le istituzioni stanno imboccando questa strada per dare al pubblico le garanzie che merita. Ora la sfida è sviluppare un maggiore controllo nella vendita di biglietti e rendere il mercato più giusto e accessibile.