L’energia eolica si sta rapidamente affermando come una delle chiavi per una transizione ecologica sostenibile, ma non senza sfide.
L’Unione Europea ha fatto passi da gigante con l’aumento della capacità installata di turbine a vento, ma il tema del riciclo delle pale eoliche è diventato un tema caldo. Con oltre 200 gigawatt di potenza a disposizione e un crescente utilizzo di energie rinnovabili, è essenziale analizzare le problematiche connesse al ciclo di vita di questi dispositivi. Scopriamo insieme quali sono.
Le pale eoliche hanno indubbiamente un ruolo centrale nella produzione di energia rinnovabile. Con un incremento del 8% nel 2023 rispetto all’anno precedente, la capacità installata nell’Unione Europea ha conosciuto un vero e proprio boom. Questo ha portato a una significativa riduzione dell’uso di fonti fossili come gas e carbone, contribuendo a raggiungere gli obiettivi climatici. Tuttavia, il lato meno positivo è rappresentato dalla gestione finale di questi impianti. Facendo un po’ di conti, si stima che nel 2050, circa 43 milioni di tonnellate di pale eoliche potrebbero trovarsi nei siti di smaltimento.
Il problema principale non è tanto l’inquinamento da sostanze tossiche, poiché durante la loro dismissione non rilasciano sostanze nocive. Tuttavia, le pale occupano un notevole spazio, diventando una questione di sostenibilità anche in termini di produzione di rifiuti. Le turbine diventano sempre più grandi e questa tendenza solleva interrogativi sul loro impatto ambientale e sul consumo di suolo, come evidenziato dai casi di contestazione che emergono in regioni come la Sardegna.
In questo contesto, l’industria eolica si trova a dover affrontare un duplice obiettivo: continuare a produrre energia in maniera ecologica, ma garantire nel contempo che le turbine siano dismesse in modo sostenibile. Il materiale principale delle pale, costituito da fibre di vetro o di carbonio mescolate a resine molto resistenti, rende l’intero processo di riciclo estremamente complesso.
Uno degli aspetti più problematici del riciclo delle pale è la durata dei materiali. Infatti, sebbene siano progettate per durare dai 20 ai 30 anni, una volta smontate non è facile riutilizzarle. Questo perché il legame chimico tra le fibre e la resina è così solido da rendere virtualmente impossibile la separazione. È un paradosso: la stessa robustezza che le rende perfette per resistere alle forze del vento è ciò che ostacola la loro reimmissione nel ciclo produttivo.
Nonostante ciò, c’è da dire che l’industria eolica ha un vantaggio: produce meno rifiuti rispetto a settori come l’edilizia e l’elettronica. Circa il 90% delle parti di una turbina è riciclabile, a patto di escludere le pale. Negli sforzi per trovare utilizzazioni alternative per le pale stesse, già si stanno perseguendo soluzioni creative: alcune vengono trasformate in panchine o aree giochi, ma questi rimedi sembrano temporanei e non risolvono il problema alla radice. Pertanto, diventa essenziale investire nella ricerca di materiali innovativi che possano garantire sia la resistenza sia la possibilità di riciclo.
A questo proposito, numerosi studi sono stati avviati. Ricercatori dell’Energy Department statunitense stanno dando vita a materiali derivati da risorse naturali come zuccheri e oli esausti, cercando di replicare le prestazioni delle attuali composizioni in fibra e resina. Queste nuove sostanze non solo promettono di rispettare gli standard di qualità, ma possono anche essere usate senza richiedere modifiche agli impianti di produzione esistenti.
Non solo: questa innovazione ha il potenziale di cambiare radicalmente il modo in cui produciamo e gestiamo le pale eoliche. Riciclando questi materiali attraverso un processo di trattamento ad alta temperatura, si possono ottenere nuovi prodotti, riducendo notevolmente la quantità di rifiuti da smaltire.
In definitiva, sebbene il settore eolico stia avanzando verso un futuro più sostenibile, è chiaro che il problema del riciclo delle pale eoliche è una questione cruciale da affrontare per continuare questo percorso. I passi successivi saranno dunque decisivi per garantire che la transizione verso l’energia pulita sia davvero sostenibile e rispettosa delle risorse del nostro pianeta.