Il mondo delle app di consegna a domicilio sta vivendo cambiamenti significativi, e Glovo è l’attore di spicco in Europa.
Con un contesto economico in evoluzione e la necessità di adattarsi a nuove normative, l’azienda ha deciso di andare oltre il semplice servizio di consegna e puntare su un’interazione più sociale tra utenti e ristoratori. Ma come sta cercando di allinearsi a queste sfide? Scopriamo insieme come Glovo sta cercando di restare al passo con un mercato in continua trasformazione.
Fondata nel 2015 a Barcellona, Glovo ha rapidamente fatto breccia nel cuore dei consumatori europei. In pochi anni, l’app è diventata sinonimo di comodità, permettendo agli utenti di ordinare cibo e altri articoli con un semplice click. Immagina di tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovare una deliziosa cena pronta per essere mangiata, il tutto senza muovere un dito! Non è solo questo; Glovo ha ampliato la sua offerta per includere vari prodotti, come fiori e altri beni, rendendo l’app un marketplace virtuale.
Oggi, Glovo è presente in ben 23 paesi, gestito da un esercito di 30.000 rider. Questi coraggiosi fattorini, batteristi del traffico urbano, si muovono incessantemente sulle loro bici o motorini, bravi a portare sorrisi e vivande per le strade. “Stiamo costruendo il più grande marketplace della città,” si legge in uno dei suoi slogan. Ma cosa significa veramente? Essenzialmente, Glovo funge da intermediario, collegando i consumatori a ristoratori e negozi che, grazie a partnership strategiche, riescono a superare le sfide della consegna a domicilio. Tuttavia, le commissioni imposte dalle app non sono sempre accolte a braccia aperte, considerando che i ristoratori spesso vedono questi costi come una tassa da pagare in cambio di visibilità.
Il mondo dell’economia della consegna ha vissuto il suo apice durante la pandemia di Covid-19, ma i venti del cambiamento hanno soffiato anche in direzioni diverse. L’ecosistema di Glovo ora deve fare i conti con nuove regolamentazioni che influenzano il modo in cui i lavoratori vengono trattati e remunerati, mettendo alla prova il modello di business tradizionale dell’azienda.
La svolta tecnica: Glovo si trasforma in social network
In un tentativo audace di adattarsi alle nuove sfide, Glovo ha deciso di innovare la propria piattaforma, introducendo una componente social. Daniel Alonso, vicepresidente del prodotto, ha dichiarato che questa iniziativa mira non solo a rinforzare la lealtà degli utenti, ma anche a prolungare il tempo di permanenza sulla app. Con l’ascesa dei social media dalla metà degli anni duemila, l’interazione sociale è diventata un elemento chiave e Glovo non intende restare indietro.
Questa iniziativa si riflette nelle nuove funzionalità introdotte: i ristoratori possono adesso creare video menù, mostrando ai clienti non solo i piatti, ma anche il processo di preparazione. Questa innovazione ha una duplice valenza: da una parte, attira l’attenzione degli utenti che potrebbero non sapere cosa ordinare; dall’altra, crea un legame più forte tra ristoratori e consumatori. Il 35% degli utenti, stando a quanto riportato da Alonso, entra su Glovo in cerca di un pasto senza avere idea di cosa vogliono mangiare. Mostrando in anteprima cosa aspettarsi nel piatto, Glovo mira a stimolare la curiosità e il piacere degli utenti.
Inoltre, i ristoratori possono condividere queste creazioni anche con le persone a loro care, attraverso la possibilità di inviare video e suggerimenti. Così, non solo si promuove l’offerta gastronomica, ma ci si impegna anche a creare una community intorno all’applicazione. Questi sforzi portano a una nuova dimensione del servizio di consegna, che diventa sempre più esperienziale e coinvolgente, piuttosto che limitato alla sola transazione commerciale.
Il futuro della consegna: sfide e opportunità
Mentre Glovo si prepara ad affrontare il futuro e a rispondere alle sfide della sostenibilità economica e sociale, l’orizzonte si fa variegato. L’espansione in regioni come l’Est Europa, la Ucraina e l’Africa segna un importante passo avanti. Nelle nuove aree, Glovo dovrà fronteggiare dinamiche di mercato diverse e una concorrenza agguerrita. Ma il modello è rodato e ha dimostrato di essere efficace; la chiave potrebbe risiedere proprio nell’essere in grado di adattarsi alle diverse culture e alle peculiarità del mercato locale.
La creazione di una strategia solidale, che permetta di costruire un legame tra comunità locali e operatori è sempre più cruciale. Un approccio che potrebbe fare la differenza è quello di abbracciare movimenti più ampi, che siano in grado di riunire consumatori, ristoratori e rider in un’unica visione. Nel complesso, il futuro di Glovo non è solo una questione di numeri o espansione, ma, fondamentalmente, di persone. La loro capacità di interagire, rispondere e connettersi potrebbe determinare il successo o il fallimento in una gig economy in costante evoluzione. La prospettiva è intrigante e piena di opportunità.