Proseguono le attività di investimento sul suolo italiano da parte del fondo statunitense Kohlberg Kravis Roberts & Co, chiamato KKR.
Recentemente, Eni ha rivelato di aver siglato un accordo con KKR che prevede l’acquisizione da parte del fondo di una quota pari al 25% di Enilive, per un importo complessivo di circa 2,938 miliardi di euro. Questo sviluppo segna un passo significativo nel panorama degli investimenti esteri in Italia, oltre che un’importante mossa nel settore energetico.
L’accordo tra Eni e KKR non si limita a una semplice transazione, ma contempla una struttura di pagamento piuttosto articolata. Infatti, il fondo statunitense metterà sul tavolo 500 milioni di euro per un aumento di capitale riservato a KKR stesso, mentre l’acquisto della quota del capitale sociale di Enilive ammonta a 2,438 miliardi di euro. Queste manovre porteranno a una valutazione post-money dell’azienda che si attesterà intorno agli 11,75 miliardi di euro. È interessante notare che, prima che l’accordo venga completato, Eni si occuperà di un ulteriore aumento di capitale di 500 milioni di euro volto a eliminare la posizione finanziaria netta di Enilive.
Questo investimento non solo stabilizza e ottimizza la struttura di capitale di Eni, ma consente anche di ridurre ulteriormente il debito della compagnia. Così, a Eni rimane il controllo e la supervisione della propria controllata, che ha un ampio focus su bioraffinazione, produzione di biometano e idrogeno. La controllata si occupa anche di servizi moderni come il car sharing Enjoy e le colonnine elettriche, contribuendo a una transizione energetica più verde e sostenibile.
L’impatto di questa operazione non si limita alla riorganizzazione interna di Eni. Claudio Descalzi, l’amministratore delegato di Eni, ha sottolineato come questo rappresenti un passo fondamentale nella strategia orientata alla transizione energetica dell’azienda. Con il supporto di KKR, Enilive potrà ora concretizzare i propri ambiziosi piani di sviluppo e continuare a offrire soluzioni utili e scalabili nel panorama della sostenibilità energetica.
KKR in Italia: un impulso ai mercati locali
L’operazione tra Eni e KKR non è un evento isolato, ma si inserisce in una più ampia serie di investimenti che il fondo americano ha realizzato nel contesto italiano. Solo pochi mesi fa, il primo di luglio, è stata ufficializzata l’acquisizione di Netco, una società spin-off di TIM che si occupa della rete fissa e di Fibercop. Dunque, KKR non è un novizio in Italia, ma un investitore strategico sempre più presente, pronto a scommettere su settori chiave.
Nell’affare con Netco, KKR ha collaborato con diversi partner, tra cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha una partecipazione fino al 20%, e il fondo F2i, con circa il 10% delle quote. Inoltre, ci sono state incluse anche altre realtà imprenditoriali in veste di co-investitori, segno che ci sono elevate aspettative riguardo al potenziale delle telecomunicazioni e delle tecnologie della rete nel nostro Paese.
Il crescente interesse di KKR verso il mercato italiano ha il potere di rimodellare diversi settori, infondendo risorse significative e competenze. Mentre investimenti come quelli in Eni ed Netco rappresentano una boccata d’ossigeno economico, sollevano anche questioni pertinenti riguardo alla crescita sostenibile e all’innovazione nell’era della transizione energetica.
In un contesto dove i cambiamenti climatici stanno diventando sempre più pressanti, la capacità di aziende come Eni di adattarsi e cogliere opportunità sarà fondamentale. Anche le fusioni e acquisizioni si evolveranno per seguire le nuove dinamiche, e l’ingresso di fondi come KKR non potrà che contribuire a un settore energetico più competitivo e rinvigorito.