Il panorama geopolitico globale ha appena subito un cambiamento notevole e, a partire dal gennaio 2024, il gruppo dei Brics si arricchisce.
Composto inizialmente da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, il Brics accoglie ora Egitto, Etiopia, Iran e Emirati Arabi Uniti. Questa espansione segna la prima grande evoluzione in ben tredici anni di storia del gruppo, che ora rappresenta una fetta considerevole della popolazione mondiale: circa 3,27 miliardi di persone, ovvero il 41,13% del totale. Un evento che non solo amplia il raggio d’azione economica e politica del gruppo, ma anche le sue dinamiche interne.
Il nuovo Brics+, ora con una composizione notevolmente diversificata, presenta un colosso economico ma è anche una realtà stracolma di contraddizioni. La Cina, in particolare, si trova al centro di questa nuova configurazione. Infatti, secondo un rapporto del think tank Carnegie Endowment for International Peace, la Cina da sola costituisce il 70% del prodotto interno lordo totale del gruppo. Questo crea una struttura “a raggiera” in cui le nazioni restanti interagiscono soprattutto in modo bilaterale con i cinesi. Le differenze economiche tra i membri del Brics+ sono enormi e evidenziano un gap significativo: per fare un esempio, il Pil pro capite dell’India è di 2.389 dollari, un valore meno di un quinto rispetto a quello della Cina che si attesta a 12.720 dollari, e nemmeno un sesto di quello della Russia che è di 15.345 dollari. Queste disparità non possono essere ignorate, e pongono interrogativi sul futuro delle interazioni economiche all’interno del gruppo.
Mentre il Brics+ rappresenta un’opportunità di crescita economica straordinaria per alcuni membri, le incertezze restano elevate. La Cina, fortemente presente nel gruppo, potrebbe influenzare le decisioni economiche in modo decisivo, a discapito degli altri paesi. Le relazioni bilaterali potrebbero così prendere pieghe inaspettate, complicando le dinamiche commerciali esistenti e mettendo in discussione l’effettivo potere di decisione di ciascun membro. La varietà di posizioni economiche, quindi, potrebbe essere un’arma a doppio taglio per il nuovo conglomerato, con opportunità da cogliere ma anche sfide da affrontare.
Le tensioni politiche dominano il nuovo Brics+. Come evidenziato in un report del Servizio Ricerca del Parlamento Europeo, ci sono profonde divisioni ideologiche tra i vari membri. Brasile, India e Sudafrica si definiscono democrazie, anche se imperfette. Al contrario, Russia e Cina sono percepite come le due principali potenze autoritarie che si profilano all’orizzonte globale, e il loro crescente totalitarismo pone interrogativi sulla compatibilità dei loro obiettivi con quelli delle democrazie più consolidate. Ciò che emerge è un quadro complesso e sfaccettato: gli stessi membri del gruppo possono trovarsi su posizioni diametralmente opposte in base alla questione sollevata.
Particolarmente complesso è il rapporto tra Cina e India. Entrambi i paesi, con una popolazione di circa 1,4 miliardi, si considerano rivali geopolitici, soprattutto per le dispute territoriali che si giocano nell’Himalaya e le crescenti tensioni strategiche nell’Oceano Indiano. La stessa India è parte attiva nel Quad, un’alleanza strategica con Stati Uniti, Giappone e Australia. Anche se mai esplicitamente dichiarato, l’intento fondamentale di questo consorzio sembra essere quello di contrastare l’egemonia della Cina nell’area indo-pacifica.
Ma ora, con l’ingresso recente di Iran ed Emirati Arabi Uniti, si sono aggiunte ulteriori linee di frattura nel gruppo. I rapporti estremamente complessi provenienti dal Medio Oriente, coinvolgendo anche Arabia Saudita che al momento attende di unirsi, pongono nuove sfide. Nonostante si siano viste aperture diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita, le controversie rimangono palpabili, complicando ulteriormente l’armonia interna del Brics+. Le forze mediorientali possono facilmente spingersi verso la conflittualità se non gestite in modo adeguato, generando ulteriori tensioni su più fronti, soprattutto in contesti delicati come quelli di Siria, Iraq e Yemen.
Questo nuovo assetto del Brics+ appare, senza dubbio, ricco di potenzialità ma anche di insidie. Con la nuova composizione, il gruppo dovrà affrontare sfide che metteranno a dura prova la sua coesione e la capacità di lavorare assieme. Sarà interessante osservare come si evolverà la situazione nei prossimi mesi e quali direzioni verranno intraprese dai singoli membri.